Lo spettacolo nasce dall’esigenza di far conoscere una delle più grandi pagine di poesia europea, forse ancora troppo ignorata e considerata spesso, ed erroneamente, poesia “dialettale”. Il dialetto di Belli è in realtà una lingua “inventata”, energica, graffiante, vitale, con la capacità di costruire nell’arco breve di un sonetto una vicenda, un attimo di vita quotidiana o addirittura un’intera esistenza, con una tale potenza espressiva e visiva da conferirgli una poderosa forza teatrale. “A Roma co la maschera sur grugno / ar meno se po’ dì la verità”. Solo una puntuale carnevalizzazione della storia consente la rappresentazione integrale della verità, quella verità “sfacciata”, quella Verità/cacarella “che quanno te viè l’impito e te scappa, / hai tempo fijja de serrà la chiappa / e storcete e tremà pe ritenella”.
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